"Il tempo non è mai perduto quando è speso per ritrovarsi"

LE CASE

Tutte le case del villaggio hanno il nome di luoghi "privilegiati" che ricordano il luoghi della Terra Santa e dove si possono portare alla memoria i miracoli, gli incontri, le guarigioni, l'intimità di un Dio che si fa silenzioso  compagno nel cammino della vita.

Ain Karim (o Ain Karem) significa “vigna (Karm) resa fertile da una sorgente perenne (Ain)”, e la sorgente ha preso il nome di Ain Sitti Mariam (la fontana di Maria). L’etimologia del nome racchiude il significato simbolico della Visitazione, e Ain Karim diventa il luogo ove il Signore, sorgente di grazia perenne, trasforma miracolosamente la sterilità in fecondità. È di que il luogo dell'incontro che diventa vita e bellezza.... É il luogo privilegiato dove la vita si fa strada nel silenzio e nella gioia dell'accoglienza.
Ain Karim (o Ain Karem) significa “vigna (Karm) resa fertile da una sorgente perenne (Ain)”, e la sorgente ha preso il nome di Ain Sitti Mariam (la fontana di Maria). L’etimologia del nome racchiude il significato simbolico della Visitazione, e Ain Karim diventa il luogo ove il Signore, sorgente di grazia perenne, trasforma miracolosamente la sterilità in fecondità. È di que il luogo dell'incontro che diventa vita e bellezza.... É il luogo privilegiato dove la vita si fa strada nel silenzio e nella gioia dell'accoglienza.

Nel primo capitolo del Vangelo secondo Marco viene narrata una giornata trascorsa da Gesù in una città sul lago di Galilea, Cafarnao. L’evangelista Marco scriva che Gesù e i discepoli con lui «giunsero a Cafarnao» al plurale. Da quando Gesù fa ingresso nella città, non si muoverà più da solo, ma sarà sempre accompagnato dai discepoli: Gesù li chiama, li educa, li ascolta, li rimprovera, li corregge, li perdona. L’icona di Gesù a Cafarnao rappresenta un modello per la Chiesa. In essa si vede Gesù vivere tra la quotidianità domestica (quello di un sabato “tipo”) e il mistero (nella preghiera sinagogale e personale), mentre annuncia il regno “da persona a persona”, con parole (insegnando) e gesti di guarigione. Gesù è l’Uomo nuovo, il figlio di Dio, che entra in relazione con gli abitanti della cittadina della Galilea, attraverso l’amicizia, l’aiuto ai bisognosi, i gesti di guarigione per i sofferenti. In questa giornata cresce la domanda su di lui: chi è quest’uomo così diverso dagli altri? Dove conduce il suo insegnamento? Gesù educa, esce per annunciare, sceglie di abitare un luogo diventando partecipe della sua vita, , non manca di trasfigurare con la preghiera-. Ed è da Cafarnao, – come lascia intendere l’evangelista Matteo (17,24-27) – che Gesù parte per un” pellegrinaggio” a Gerusalemme, quello pasquale, che lo porterà ad annunciare il vangelo attraverso il dono di tutta la sua vita. In fondo è nella solitudine del quotidiano che, con occhi attenti, possiamo scorgere i miracoli di vita che Gesù compie nel nostro cuore.
Nel primo capitolo del Vangelo secondo Marco viene narrata una giornata trascorsa da Gesù in una città sul lago di Galilea, Cafarnao. L’evangelista Marco scriva che Gesù e i discepoli con lui «giunsero a Cafarnao» al plurale. Da quando Gesù fa ingresso nella città, non si muoverà più da solo, ma sarà sempre accompagnato dai discepoli: Gesù li chiama, li educa, li ascolta, li rimprovera, li corregge, li perdona. L’icona di Gesù a Cafarnao rappresenta un modello per la Chiesa. In essa si vede Gesù vivere tra la quotidianità domestica (quello di un sabato “tipo”) e il mistero (nella preghiera sinagogale e personale), mentre annuncia il regno “da persona a persona”, con parole (insegnando) e gesti di guarigione. Gesù è l’Uomo nuovo, il figlio di Dio, che entra in relazione con gli abitanti della cittadina della Galilea, attraverso l’amicizia, l’aiuto ai bisognosi, i gesti di guarigione per i sofferenti. In questa giornata cresce la domanda su di lui: chi è quest’uomo così diverso dagli altri? Dove conduce il suo insegnamento? Gesù educa, esce per annunciare, sceglie di abitare un luogo diventando partecipe della sua vita, , non manca di trasfigurare con la preghiera-. Ed è da Cafarnao, – come lascia intendere l’evangelista Matteo (17,24-27) – che Gesù parte per un” pellegrinaggio” a Gerusalemme, quello pasquale, che lo porterà ad annunciare il vangelo attraverso il dono di tutta la sua vita. In fondo è nella solitudine del quotidiano che, con occhi attenti, possiamo scorgere i miracoli di vita che Gesù compie nel nostro cuore.
Un altro luogo caro al cuore di Gesù è Nain. Il vangelo narra che: "In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei (...)  Quante storie così anche oggi. Perché questo accanirsi, questa dismisura del male su spalle fragili? Il Vangelo però racconta la prima reazione di Gesù: egli prova dolore per il dolore dell'uomo.E lo esprime con tre verbi: provare compassione, fermarsi, toccare. Gesù vede il pianto e si commuove, si lascia ferire dalle ferite di quel cuore. Gesù sapeva guardare negli occhi di una persona (donna, non piangere) e scoprire dietro un centimetro quadrato di iride vita e morte, dolore e speranza.C'è un solo modo per conoscere un uomo, Dio, un paese, un dolore: fermarsi, inginocchiarsi e guardare da vicino. Guardare gli altri a millimetro di viso, di occhi, di voce, come bambini o come innamorati. Quando ti fermi con qualcuno hai già fatto molto per la storia del mondo. Nessun segnale ci dice che quella donna fosse più religiosa di altri. Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù è il suo dolore.Quella donna non prega Gesù, non lo chiama, non lo cerca, ma tutto in lei è una supplica senza parole, e Dio ascolta l'eloquenza delle lacrime, risponde al pianto silenzioso di chi neppure si rivolge a lui. Con queste parole di padre Ermes Ronchi condividiamo la necessità di saperci inginocchiare per entrare con delicatezza nel cuore di chi soffre. La presenza silenziosa é già amore condiviso.
Un altro luogo caro al cuore di Gesù è Nain. Il vangelo narra che: "In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei (...) Quante storie così anche oggi. Perché questo accanirsi, questa dismisura del male su spalle fragili? Il Vangelo però racconta la prima reazione di Gesù: egli prova dolore per il dolore dell'uomo.E lo esprime con tre verbi: provare compassione, fermarsi, toccare. Gesù vede il pianto e si commuove, si lascia ferire dalle ferite di quel cuore. Gesù sapeva guardare negli occhi di una persona (donna, non piangere) e scoprire dietro un centimetro quadrato di iride vita e morte, dolore e speranza.C'è un solo modo per conoscere un uomo, Dio, un paese, un dolore: fermarsi, inginocchiarsi e guardare da vicino. Guardare gli altri a millimetro di viso, di occhi, di voce, come bambini o come innamorati. Quando ti fermi con qualcuno hai già fatto molto per la storia del mondo. Nessun segnale ci dice che quella donna fosse più religiosa di altri. Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù è il suo dolore.Quella donna non prega Gesù, non lo chiama, non lo cerca, ma tutto in lei è una supplica senza parole, e Dio ascolta l'eloquenza delle lacrime, risponde al pianto silenzioso di chi neppure si rivolge a lui. Con queste parole di padre Ermes Ronchi condividiamo la necessità di saperci inginocchiare per entrare con delicatezza nel cuore di chi soffre. La presenza silenziosa é già amore condiviso.
Al villaggio shalom ogni casetta ha il nome di un luogo caro a Gesu'... Con calme ve le vorremmo ripresentare affinché il cuore di ciascuno nella semplicità possa fare ritorno ad un luogo del cuore. Oggi tocca a "Betania". Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte. Betania è identificata come il villaggio di Maria e Marta, dove Gesù resuscita il loro fratello Lazzaro, e dove viene unto da Maria nella casa di Simone il Lebbroso. La tradizione più recente pone la casa di Marta e Maria dove oggi c’è il santuario francescano e la tomba di Lazzaro appena un po’ più in su, lungo la strada che sale lungo le pendici del Monte degli Ulivi. Si ricorda inoltre il luogo dell’incontro fra Gesù e Marta, segnalato da una pietra, che a partire dal medioevo è stato localizzato lungo la strada che scende a Gerico. Betania è il luogo dell'amicizia, del riposo dell'intimità tenera di chi vuole ripartire.
Al villaggio shalom ogni casetta ha il nome di un luogo caro a Gesu'... Con calme ve le vorremmo ripresentare affinché il cuore di ciascuno nella semplicità possa fare ritorno ad un luogo del cuore. Oggi tocca a "Betania". Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte. Betania è identificata come il villaggio di Maria e Marta, dove Gesù resuscita il loro fratello Lazzaro, e dove viene unto da Maria nella casa di Simone il Lebbroso. La tradizione più recente pone la casa di Marta e Maria dove oggi c’è il santuario francescano e la tomba di Lazzaro appena un po’ più in su, lungo la strada che sale lungo le pendici del Monte degli Ulivi. Si ricorda inoltre il luogo dell’incontro fra Gesù e Marta, segnalato da una pietra, che a partire dal medioevo è stato localizzato lungo la strada che scende a Gerico. Betania è il luogo dell'amicizia, del riposo dell'intimità tenera di chi vuole ripartire.

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Un luogo per......

Un luogo per te

dove la natura ti aiuterà nel cercare una pausa all'interno della tua vita dove poter ascoltare il tuo cuore.

Ampio parco dove poter passeggiare e contemplare

 

Un luogo con Lui

dove grazie ad una cappellina che ti immergerà in Lui e nel verde che ti circonda potrai  respirare la bellezza di essere unico.

Cappellina per la preghiera personale e comunitaria

Un luogo per ascoltare

e per confrontarsi in un cammino di tenerezza che ci rende tutti camminatori sulla strada della vita.

Piccola sala conferenze ed incontro

Un luogo per essere compagni

dove la condivisione del pane resta sempre condivisione di vita.

Ampio refettorio e cucina 


Un luogo per riposare

all'interno di piccole abitazioni semplici e confortevoli.

24 posti letto suddivisi 4 casette di cui una può essere riservata a famiglie o singoli poichè provvista di piano cottura e frigorifero. 


  Al villaggio shalom-Montefalcone  
      Contrada Fonte delle Noci,
86033 Montefalcone del Sannio -CB-
                         Italy 
         per info 320 600 3629
 
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